Numeri chiusi si / no / in parte

Oggi il Ministro Giannini ha tweettato:

La sua idea è quella di abolire i test che regolano l’accesso alla facoltà a numero chiuso di Medicina.
I test sarebbero sostituiti da un primo anno in cui operare una selezione.

Si tratta, a quanto è dato di capire, di un meccanismo simile a quanto in vigore al Politecnico di Torino in cui esiste uno sbarramento alla fine del primo anno che impedisce di proseguire gli studi a chi non ha conseguito almeno 28 CFU.

Da un punto di vista del diritto allo studio e del concedere opportunità a tutti, questo meccanismo è sicuramente preferibile. Si evita la lotteria dei test (spesso ridicoli) e si valutano gli studenti sulla base dei risultati nei primi esami.

Da un punto di vista dell’ateneo, tuttavia si pongono alcuni problemi.

Occorre mettere in piedi dei corsi per numeri molto elevati di studenti, con classi spesso molto numerose, e con la necessità di svolgere esami spesso sommari (tipo test a risposta multipla), ad esempio il PoliTo per i corsi di laurea in ingegneria deve predisporre circa 20 corsi di Analisi Matematica I in parallelo. Più un insegnamento necessita di una componente pratica/di laboratorio più risulta complicato.

L’elevata numerosità di tali classi sicuramente và a scapito della qualità dell’apprendimento.

Inoltre, buona parte degli studenti (circa 40%) non arriverà al secondo anno, con una quantità enorme di risorse (umane e logistiche) che potrebbero essere risparmiate e/o utilizzate in maniera diversa.

La domanda è esiste un limite al diritto allo studio per un uso oculato di risorse pubbliche? E se esiste dove si situa?

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